lunedì 2 novembre 2015

Non lasciate i figli soli con i papà... potrebbero divertirsi!

Qualche tempo fa girava sul web una gallery di foto molto divertente. “Non lasciate i figli soli con il papà”. Il nome tutto un programma. C'era il padre con il bebè nel marsupio intento a mangiare un hamburger gonfio di salse che recuperava il ketchup caduto sul viso del piccoletto con una bella leccata. Quello al supermercato con il figlio addormentato nel passeggino sommerso di scatolame. E ancora, quello intento ad addormentare il piccoletto in classica posizione anticolica che, pur di non rinunciare alla sua fetta di torta, appoggiava il piatto sul dorso del bambino, o quello che sdraiato davanti alla tv aiutava il figlio a prendere il latte sorreggendo il biberon con il piede.



Ammetto, ho riso di gusto anche io. Abbiamo riso insieme, mia moglie ed io. Ma i motivi erano completamente diversi. Questo credo sia il cuore della questione.
Per lei si trattava di una vera e propria iniezione di autostima. Quella gallery era l'ennesima, confortante dimostrazione di quanto siano inaffidabili i padri, incapaci più che stravaganti. Un bel link da condividere immediatamente su facebook con le amiche neomamme, per godersi i commenti di tutte le altre sulle inadeguatezze dei rispettivi mariti. Una roba da almeno 40 like, che ogni marito coinvolto avrebbe letto con sufficienza, ormai abituato ad essere oggetto di scherno e, soprattutto, di sfogo.



Ma appunto, veniamo a noi, al perché questa sequenza di immagini può averci fatto sorridere. Diciamocelo, era una gallery decisamente geniale. Noi padri non la guardavamo con disgusto ma con sincera ammirazione. Bonaria invidia per non averci pensato prima noi, pronti a ripetere quei gesti quanto prima. Ecco questa è la differenza. Prendiamone serenamente atto: la praticità non è donna e, dio ci liberi, tanto più mamma.



L'uomo è un essere semplice, binario, 1-0, 0-1. Davanti ad un problema vuole solo toglierselo di torno, non sguazzarci dentro per poi affogarci. “Minima spesa - massima resa”, un motto di vita che la complicatezza femminile non può arrivare a comprendere. Perché prendere un fazzoletto se si può recuperare la salsa con lingua? Ad una madre un'idea del genere non potrebbe passare nemmeno per l'anticamera del cervello. E se il ketchup irrita la pelle del bambino? Se fosse finita negli occhi? L'uomo padre si troverebbe da solo, subissato da mitici rimproveri “per eventuali danni e problemi futuri non avvenuti e solo potenziali”, un must dell'universo femminile... altrimenti come faresti ad essere in ansia anche quando va tutto bene e non è successo niente?



L'uomo-padre affronta le questioni mano mano che si pongono, vive sereno, spera in un futuro migliore. La mamma no. Mette in fila i problemi, li analizza uno per uno, consulta la madre, la sorella e l'amica, il pediatra, poi, non stando a sentire nessuna delle persone con cui ha appena parlato, cambia idea (ancora prima di aver preso una decisione), si pente, forse piange, e ricomincia tutto da capo. E alla fine, chissà come mai, si stressa. Perché la maternità e' puro stress. Ma la colpa è anche un po' la nostra, perché' lo avremmo dovuto capire già da quella prima volta al ristorante: lei ci mette mezz'ora per scegliere dal menu' e ordinare e alla fine si mangia la cosa che hai scelto tu in 10 secondi.



Di natura le donne sono portate a voler credere di controllare tutto e quando arrivano i figli la situazione peggiora. Con gli uomini esercitano una sorta di arrogante supremazia domestica. La mamma si ripropone di fare 100 cose, il papa' forse solo 1 o 2 ma le fa con serenità e con i figli ci si diverte. La donna si isterizza a fare il lavaggetto nasale con il figlio che urla e scalcia, si preoccupa della macchia sul body, della molletta da mettere in equilibrio sulla capoccetta ancora pelata. Ufficiali dell'Ucas, ufficio complicazioni affari semplici, dove il facile diventa difficile attraverso l'inutile. Per il padre basta una passata di felpa sul moccoletto e la maglietta dentro il pantalone. Pronti per uscire. E questo perché? Perché noi non abbiamo ansia da prestazione, le nostre mogli o compagne si. Si sentono tutto sulle spalle, giudicate come madri, come mogli.



Nonostante l'età, perché ormai si diventa genitori quando si sono superati i trenta, arrivano ad essere mamme impreparate. Non vogliono rinunciare alla bella vita che hanno fatto per 35-40 anni, però il figlio lo vogliono a tutti i costi. E quel povero disgraziato che gli capita sottomano quando le lancette dell'orologio biologico iniziano freneticamente a girare è letteralmente fregato. Diventa lui il padre predestinato, anche perché “a 34 devo pensare a fare un figlio mica mi posso mettere a cercare un altro ragazzo”. E zac, inizia la pratica. Calendari dell'ovulazione, striscette, inseminazioni. E se non funziona subito si va nel pallone. Panico totale. Con la testa vanno già avanti a pensare ad un'eventuale adozione.



L'uomo vorrebbe solo fare l'amore in pace. Senza troppi voli pindarici. Semplice, senza pensare, senza un obiettivo. Che alla fine, con il senno di poi, se ci avessero preparato, ci saremmo accontentati anche di quello, fatto così in quel modo frenetico, visto che poi quando nasce il figlio...più nemmeno l'ombra. In gravidanza era diverso, perché il sesso apre il parto, si sa, quindi giù a dargli sotto, ad ogni ora del giorno e della notte, come se non ci fosse un domani, con l'ingombrante e inquietante presenza del terzo inconsapevole incomodo. Nove lunghi mesi in cui la gestante non cova solo il pupetto ma soprattutto il rinfaccio. Perché il marito non ha avuto le nausee, perché ha dormito comodo, perché ha potuto mangiare il prosciutto crudo e giocare a calcetto.



La futura mamma si prepara al parto come una liberazione. Pensa che la nascita rappresenti la fine di tutte quelle privazioni, il ritorno alla vita di sempre. La futura mamma non sa, purtroppo. Ma è solo allora che entra in scena il padre, come se fosse una scelta quella di non avere il pancione, di non allattare, di non avere le contrazioni. Nasce e finalmente entri in gioco tu. E proprio a te, che ancora non sei padre voglio dirlo: impara fin da ora che avrai sempre tu l'ultima parola in ogni discussione e sarà... “si, scusa, hai ragione”.


ecco la gallery

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