sabato 21 novembre 2015

No ma...facciamo il secondo!

No ma facciamo il secondo”. È una frase ricorrente, che non pronuncio mai a caso. Lo faccio in quelle notti in cui mia figlia non dorme e, puntuale, torna reale l'incubo che pensavi di aver ormai superato. La tanto temuta NOTTATA. Torna quella sensazione di freddo allo stomaco con cui hai convissuto mesi, ma che il tempo a volte mitiga. Io in quei giorni bui, quando ti svegli nel cuore della notte in preda al pianto isterico della bambina (perché ha la febbre, il naso chiuso, i dentini o una non meglio identificata “sleep regression”), ecco, è allora che lo ripeto a mia moglie come un mantra. “No ma facciamo il secondo, perché no?”. Perché le donne hanno la memoria corta o forse sono solo masochiste.

Il mio ruolo è quindi quello di riportarla alla realtà. “No ma facciamolo il secondo, come no”. Perché ogni tanto, velatamente ma anche non troppo, il discorso viene fuori. Mia moglie pensa di essere furba e mi coinvolge partendo da adamo ed eva. “Io se avessi un maschio lo chiamerei Libero, no dico così tanto per dire” fa lei, sapendo che quello era uno dei miei nomi preferiti. Sarebbe disposta a chiamarlo così, anche se lei lo detesta, per convincermi, salvo poi cambiare improrogabilmente idea quando il danno è fatto. Gioca sporco la serpe. Ma io tengo il punto. E lo tengo perché a casa mia, non come succede nella maggior parte delle case degli italiani, quando qualcosa non va e soprattutto la notte, ci si alza in due. Io non sono il classico marito che viene lasciato dormire, da me ci si alterna. E siccome io di notte faccio le cose come un automa, senza sapere, senza capire e spesso anche in dormiveglia, a volte vengo fregato nei turni. “Tocca a te che io sono andata prima!”. Prima quando? “Non te ne sei accorto ma si è svegliata già due volte bello mio”. Non ho strumenti per difendermi, quindi vado.

Ormai me ne sono fatto una ragione ma per mesi ho desiderato essere uno di quei mariti fortunati. Torni a casa, la bambina gioca con te quel tempo che rimane prima che venga messa a letto. Poi ti siedi sul divano mentre tua moglie spadella in cucina e ti alzi solo per mettere i piedi sotto il tavolo. Capirai. Abbiamo voluto l'emancipazione? A casa mia la cena si vede due volte a settimana, se dice bene. Perché mia moglie è stanca. Ho sposato una figura mitologica, mezza donna (bona per carità) e mezza divano. Cura la bambina in ogni dettaglio, la fa mangiare, la mette a dormire, fa tutto quello che serve ma poi “game over”. La giornata è finita. Diventa un tutt'uno con la chaise longue. È lì che le piace addormentarsi e se la svegli per accompagnarla a letto si infuria come una pazza.

Non si alzerebbe dal divano neanche per disastri idrogeologici o incendi del palazzo, si salda con la stoffa della fodera dei cuscini e anche volendo non potrebbe alzarsi. Nei pochi istanti prima di perdere i sensi, dal divano lancia ordini e richieste, un kinder bueno, un gelato nutella e limone (che poi solo lei...) o, il classico bicchiere d’acqua. Così classico che mia moglie la prima volta che al supermercato ha visto che la minerale la vendevano in bottiglie e non in bicchieri non ci voleva credere.Ecco, poi ti chiedono perché non fai il secondo. A parte il fatto che nella maggior parte dei casi chi porge questa domanda è il primo che è single e senza figli, per cui ti verrebbe da rispondere “ma fallo prima tu no?”, a parte questo dettaglio, ecco spiegato l'arcano. Mi domando: se lei è stanca da non riuscire nemmeno a preparare una cena, come potrebbe gestire un altro figlio? Che poi, con la fortuna che mi ritrovo sarebbero sicuramente due, e per di più femmine!

Si perché ormai l'ho capito, io sono un produttore di femmine. A me il maschio non verrà mai. Eppure quanto lo avrei voluto. Uno di quei bambolotti che iniziano a gattonare a 15 mesi, che stanno dove li metti, che la prima parola la dicono a 2 anni, che mangiano come se non ci fosse un domani, che dormono paciosi. Io maschio lo avrei voluto, per lui avrei anche imparato a giocare a calcio. Ma l'ecografia non mente. Femmina. “C'è il triangolo, che non lo vede?”. Femmina. Indiscutibile. Demonio. La mia ha gattonato ha 7 mesi, ad 8 già si metteva in piedi, ad un anno scarso camminava. Ora che non arriva nemmeno a 2 anni parlotta e si lancia in corsa dai divani.

Ma il punto non è solo questo. Io produco femmine, lo abbiamo appurato e possibilmente anche doppie, ma la cosa che con il senno di poi mi spaventa di più è un'altra. È vero, le bambine somigliano ai padri, fisicamente, identiche, per carità. Me lo sento ripetere in continuazione da quando è nata, “è la tua fotocopia”. Ma vogliamo parlare del carattere? Un clone della madre. È questo il pericolo principale.

Un vantaggio rispetto a lei, però, devo ammetterlo, ce l'ho. Io ormai ci ho fatto il callo. Sono più di 10 anni che ho a che fare con questa persona e conosco tutti i trucchetti. Lei no, esce pazza perché per la prima volta ha davvero capito cosa significa avere a che fare con se stessa. Quindi si, come no, facciamo il secondo. Agli altri li aspetto al varco.


sabato 14 novembre 2015

Ce la tiene mi madre...

Fai de tutto ma pò pure capità
vole anna’ fori a magnà
Da tre giorni co vagezza
Vedi che se liscia la madre co cedevolezza
Le vo chiede se na sera de queste
Gli po tenè la peste
Te balbetti in contropiede
Che hai na trasferta fuori sede
Un lutto, un herps, un mal di testa
Ma niente, vo usci a fare festa
E mo che s'è fissata
Te prepari pe la serata
Vo annà a trastevere de sabbato sera
Pe parcheggià na vita intera
Na piotta per la cena
E lei che te dice “ao stasera nun te vedo in vena”
Te parla de ristrutturazioni e deliranti progetti futuri
Manco se fosse sposata no scheicco come l’arcuri
E mostri entusiasmo e la fai bere tanto
Perché lo sai che la soluzione è una soltanto:
Ariva oltre le dieci e mezza
Tanto poi le cala la pezza
In macchina te se abbiocca sulla via der ritorno
E il giorno dopo nun se ricorda un corno

TIE’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

martedì 10 novembre 2015

baby talk

"Mangia, a nonna tua". "Bevi il latte, a mamma, bevi". "Dormi, a papà". Poi c'è quello che preferisco in assoluto "Vieni, papà". Perversioni linguistiche. "Tieni, papino". "Mi scendi il gatto?". "Mi pisci il cane?". Le donne direbbero A. D. O. R. O.

domenica 8 novembre 2015

Educazione sincera

Galeotto fu quel peto scappato al vecchietto mentre ce ne stavamo in fila alle poste. Un richiamo evidentemente inconfondibile per la bambina. “Papà!” esclamò senza esitazione e con grande entusiasmo. Nessuna via d'uscita. Tana per me. I bambini non mentono. Lo aveva sentito e lo stava associando alla mia persona.

È stato in quel preciso momento che ho capito che da quella situazione non ne sarei uscito senza conseguenze.

D'altronde le regole che ci siamo imposti ad un certo punto della nostra vita da genitori parlavano chiaro. Stop alle parolacce e stop ai comportamenti non consoni alla morale comune. Poi, però, ci sono cose a cui non si può rinunciare. C'è un limite a tutto, anche nell'educazione. Ecco spiegato il perché di quell'associazione. 

Voglio essere sincero. Io lo faccio, mi capita, anche spesso. In ufficio mi trattengo ma quando sto a casa voglio sentirmi libero. La mia è quasi una forma d'arte, anni e anni di allenamento, in verticale, con salto acrobatico, declamando versetti, non stiamo parlando della squallida fiamma con l'accendino.

Ecco perché quel giorno, al di là di tutto, mi sono quasi sentito orgoglioso. La bambina mi sta crescendo sincera. Io le porgo la mano e lei pensa di dovermi tirare il dito, lo fa di default. Eppoi, se proprio vogliamo dirla tutta, non solo c'è un limite nell'educazione ma bisogna anche essere coerenti: mesi e mesi a sperare che la mollasse, per liberarsi dall'incubo delle colichette e ad un certo punto subentra il divieto?

Stesso ragionamento per il ruttino... a casa mia è libero! Soprattutto dopo i pasti, per non parlare di quando bevo bibite gassate: diventa un esercizio di solfeggio. E se la madre ha da ridire sapete come rispondo? Il ruggito di un orso mi fa un baffo... che poi a ruggire non era il leone?

sabato 7 novembre 2015

Weekend

E' arivato er fine settimana, ogni fuga sarà vana
me metto na tuta e so che m'aspetta: du giorni a cantà la sirenetta
Altro che liste pei tavoli al locale, c'ho n'programmino gnente male
cena de finocchi e pastina avanzata
che te danno la carica pe' affrontà la nottata
'tanto domani nun lavori' te dice lei coll'occhi a cuori
quindi te devi arzà tu a ogni capriccio pe' levalla dall'impiccio!
Ma sta settimana ciò na strategia
che come pe magia
me svorterà in quattrequarantotto e la farà n'cazzà n' botto:
da gioveddì in giro coi capelli baggnati che so sicuri i risultati
Sto fine settimana de me farai senza
perchè ciò sicuro l'influenza! Tiè!


giovedì 5 novembre 2015

E anche oggi... scopo domani!

Quei tre giorni de mastite li stai a pagà co mesi de orchite,
co la tua ciotola de pop corn niente blockbuster solo youporn
Grazie al cielo c'ho er wifi
poi magari scopo domani … nun se sa mai!
O forse provo a dije 'famo er secondo',
provo ad entrà ner suo mondo
e co astuzia da vera canaglia je faccio er sarto de a quaglia! Tiè!

mercoledì 4 novembre 2015

aritmetica

Semplice problemino di aritmetica: quattro persone entrano al bar, una ordina un cappuccino spumoso non troppo caldo con mini croissant e dolcificante (?), una un caffè ristretto macchiato caldo, una un marocchino senza troppa cioccolata ed una un caffè normale. Quante di queste persone sono donne?
#dolcementeComplicateNaMinkia

padri che si impegnano

"Ma tu nel tiramisù ce li metti gli orosaila?". Padri coatti che si impegnano. Entrati nella parte. Frasi rubate che ti rallegrano la giornata. Questo mi basta per iniziare e non fingermi morto. #Gastrointerite DeARagazzinaNunTeTemo! Avanti

lunedì 2 novembre 2015

Non lasciate i figli soli con i papà... potrebbero divertirsi!

Qualche tempo fa girava sul web una gallery di foto molto divertente. “Non lasciate i figli soli con il papà”. Il nome tutto un programma. C'era il padre con il bebè nel marsupio intento a mangiare un hamburger gonfio di salse che recuperava il ketchup caduto sul viso del piccoletto con una bella leccata. Quello al supermercato con il figlio addormentato nel passeggino sommerso di scatolame. E ancora, quello intento ad addormentare il piccoletto in classica posizione anticolica che, pur di non rinunciare alla sua fetta di torta, appoggiava il piatto sul dorso del bambino, o quello che sdraiato davanti alla tv aiutava il figlio a prendere il latte sorreggendo il biberon con il piede.



Ammetto, ho riso di gusto anche io. Abbiamo riso insieme, mia moglie ed io. Ma i motivi erano completamente diversi. Questo credo sia il cuore della questione.
Per lei si trattava di una vera e propria iniezione di autostima. Quella gallery era l'ennesima, confortante dimostrazione di quanto siano inaffidabili i padri, incapaci più che stravaganti. Un bel link da condividere immediatamente su facebook con le amiche neomamme, per godersi i commenti di tutte le altre sulle inadeguatezze dei rispettivi mariti. Una roba da almeno 40 like, che ogni marito coinvolto avrebbe letto con sufficienza, ormai abituato ad essere oggetto di scherno e, soprattutto, di sfogo.



Ma appunto, veniamo a noi, al perché questa sequenza di immagini può averci fatto sorridere. Diciamocelo, era una gallery decisamente geniale. Noi padri non la guardavamo con disgusto ma con sincera ammirazione. Bonaria invidia per non averci pensato prima noi, pronti a ripetere quei gesti quanto prima. Ecco questa è la differenza. Prendiamone serenamente atto: la praticità non è donna e, dio ci liberi, tanto più mamma.



L'uomo è un essere semplice, binario, 1-0, 0-1. Davanti ad un problema vuole solo toglierselo di torno, non sguazzarci dentro per poi affogarci. “Minima spesa - massima resa”, un motto di vita che la complicatezza femminile non può arrivare a comprendere. Perché prendere un fazzoletto se si può recuperare la salsa con lingua? Ad una madre un'idea del genere non potrebbe passare nemmeno per l'anticamera del cervello. E se il ketchup irrita la pelle del bambino? Se fosse finita negli occhi? L'uomo padre si troverebbe da solo, subissato da mitici rimproveri “per eventuali danni e problemi futuri non avvenuti e solo potenziali”, un must dell'universo femminile... altrimenti come faresti ad essere in ansia anche quando va tutto bene e non è successo niente?



L'uomo-padre affronta le questioni mano mano che si pongono, vive sereno, spera in un futuro migliore. La mamma no. Mette in fila i problemi, li analizza uno per uno, consulta la madre, la sorella e l'amica, il pediatra, poi, non stando a sentire nessuna delle persone con cui ha appena parlato, cambia idea (ancora prima di aver preso una decisione), si pente, forse piange, e ricomincia tutto da capo. E alla fine, chissà come mai, si stressa. Perché la maternità e' puro stress. Ma la colpa è anche un po' la nostra, perché' lo avremmo dovuto capire già da quella prima volta al ristorante: lei ci mette mezz'ora per scegliere dal menu' e ordinare e alla fine si mangia la cosa che hai scelto tu in 10 secondi.



Di natura le donne sono portate a voler credere di controllare tutto e quando arrivano i figli la situazione peggiora. Con gli uomini esercitano una sorta di arrogante supremazia domestica. La mamma si ripropone di fare 100 cose, il papa' forse solo 1 o 2 ma le fa con serenità e con i figli ci si diverte. La donna si isterizza a fare il lavaggetto nasale con il figlio che urla e scalcia, si preoccupa della macchia sul body, della molletta da mettere in equilibrio sulla capoccetta ancora pelata. Ufficiali dell'Ucas, ufficio complicazioni affari semplici, dove il facile diventa difficile attraverso l'inutile. Per il padre basta una passata di felpa sul moccoletto e la maglietta dentro il pantalone. Pronti per uscire. E questo perché? Perché noi non abbiamo ansia da prestazione, le nostre mogli o compagne si. Si sentono tutto sulle spalle, giudicate come madri, come mogli.



Nonostante l'età, perché ormai si diventa genitori quando si sono superati i trenta, arrivano ad essere mamme impreparate. Non vogliono rinunciare alla bella vita che hanno fatto per 35-40 anni, però il figlio lo vogliono a tutti i costi. E quel povero disgraziato che gli capita sottomano quando le lancette dell'orologio biologico iniziano freneticamente a girare è letteralmente fregato. Diventa lui il padre predestinato, anche perché “a 34 devo pensare a fare un figlio mica mi posso mettere a cercare un altro ragazzo”. E zac, inizia la pratica. Calendari dell'ovulazione, striscette, inseminazioni. E se non funziona subito si va nel pallone. Panico totale. Con la testa vanno già avanti a pensare ad un'eventuale adozione.



L'uomo vorrebbe solo fare l'amore in pace. Senza troppi voli pindarici. Semplice, senza pensare, senza un obiettivo. Che alla fine, con il senno di poi, se ci avessero preparato, ci saremmo accontentati anche di quello, fatto così in quel modo frenetico, visto che poi quando nasce il figlio...più nemmeno l'ombra. In gravidanza era diverso, perché il sesso apre il parto, si sa, quindi giù a dargli sotto, ad ogni ora del giorno e della notte, come se non ci fosse un domani, con l'ingombrante e inquietante presenza del terzo inconsapevole incomodo. Nove lunghi mesi in cui la gestante non cova solo il pupetto ma soprattutto il rinfaccio. Perché il marito non ha avuto le nausee, perché ha dormito comodo, perché ha potuto mangiare il prosciutto crudo e giocare a calcetto.



La futura mamma si prepara al parto come una liberazione. Pensa che la nascita rappresenti la fine di tutte quelle privazioni, il ritorno alla vita di sempre. La futura mamma non sa, purtroppo. Ma è solo allora che entra in scena il padre, come se fosse una scelta quella di non avere il pancione, di non allattare, di non avere le contrazioni. Nasce e finalmente entri in gioco tu. E proprio a te, che ancora non sei padre voglio dirlo: impara fin da ora che avrai sempre tu l'ultima parola in ogni discussione e sarà... “si, scusa, hai ragione”.


ecco la gallery