domenica 8 novembre 2015

Educazione sincera

Galeotto fu quel peto scappato al vecchietto mentre ce ne stavamo in fila alle poste. Un richiamo evidentemente inconfondibile per la bambina. “Papà!” esclamò senza esitazione e con grande entusiasmo. Nessuna via d'uscita. Tana per me. I bambini non mentono. Lo aveva sentito e lo stava associando alla mia persona.

È stato in quel preciso momento che ho capito che da quella situazione non ne sarei uscito senza conseguenze.

D'altronde le regole che ci siamo imposti ad un certo punto della nostra vita da genitori parlavano chiaro. Stop alle parolacce e stop ai comportamenti non consoni alla morale comune. Poi, però, ci sono cose a cui non si può rinunciare. C'è un limite a tutto, anche nell'educazione. Ecco spiegato il perché di quell'associazione. 

Voglio essere sincero. Io lo faccio, mi capita, anche spesso. In ufficio mi trattengo ma quando sto a casa voglio sentirmi libero. La mia è quasi una forma d'arte, anni e anni di allenamento, in verticale, con salto acrobatico, declamando versetti, non stiamo parlando della squallida fiamma con l'accendino.

Ecco perché quel giorno, al di là di tutto, mi sono quasi sentito orgoglioso. La bambina mi sta crescendo sincera. Io le porgo la mano e lei pensa di dovermi tirare il dito, lo fa di default. Eppoi, se proprio vogliamo dirla tutta, non solo c'è un limite nell'educazione ma bisogna anche essere coerenti: mesi e mesi a sperare che la mollasse, per liberarsi dall'incubo delle colichette e ad un certo punto subentra il divieto?

Stesso ragionamento per il ruttino... a casa mia è libero! Soprattutto dopo i pasti, per non parlare di quando bevo bibite gassate: diventa un esercizio di solfeggio. E se la madre ha da ridire sapete come rispondo? Il ruggito di un orso mi fa un baffo... che poi a ruggire non era il leone?

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