Galeotto fu quel peto scappato al
vecchietto mentre ce ne stavamo in fila alle poste. Un richiamo
evidentemente inconfondibile per la bambina. “Papà!” esclamò
senza esitazione e con grande entusiasmo. Nessuna via d'uscita. Tana
per me. I bambini non mentono. Lo aveva sentito e lo stava associando
alla mia persona.
È stato in quel preciso momento
che ho capito che da quella situazione non ne sarei uscito senza
conseguenze.
D'altronde le regole che ci siamo
imposti ad un certo punto della nostra vita da genitori parlavano
chiaro. Stop alle parolacce e stop ai comportamenti non consoni alla
morale comune. Poi, però, ci sono cose a cui non si può rinunciare.
C'è un limite a tutto, anche nell'educazione. Ecco spiegato il
perché di quell'associazione.
Voglio essere sincero. Io lo faccio,
mi capita, anche spesso. In ufficio mi trattengo ma quando sto a casa
voglio sentirmi libero. La mia è quasi una forma d'arte, anni e anni
di allenamento, in verticale, con salto acrobatico, declamando
versetti, non stiamo parlando della squallida fiamma con l'accendino.
Ecco perché quel giorno, al di là
di tutto, mi sono quasi sentito orgoglioso. La bambina mi sta
crescendo sincera. Io le porgo la mano e lei pensa di dovermi tirare
il dito, lo fa di default. Eppoi, se proprio vogliamo dirla tutta,
non solo c'è un limite nell'educazione ma bisogna anche essere
coerenti: mesi e mesi a sperare che la mollasse, per liberarsi
dall'incubo delle colichette e ad un certo punto subentra il divieto?
Stesso ragionamento per il
ruttino... a casa mia è libero! Soprattutto dopo i pasti, per non parlare di quando bevo bibite gassate: diventa un esercizio di solfeggio. E se la
madre ha da ridire sapete come rispondo? Il ruggito di un orso mi fa
un baffo... che poi a ruggire non era il leone?
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